Le imprese senza speranza
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Sembra surreale, ma di fatto è così. Ogni giorno rappresenta un’incognita, quasi come il vivere alla giornata fosse diventato l’unico modo per restare in piedi e continuare a resistere.
Perchè di resistenza si tratta.
Molte persone rimangono in bilico, per sapere se potranno aprire o meno le proprie attività, cercando di sopravvivere in una tempesta, nella quale navigano a vista, senza ormai più alcuna fiducia.
Eh sì, perchè dietro ad ogni saracinesca od ad ogni partita iva od ad ogni fredda insegna, ci sono persone, che hanno fatto di quell’attività la loro vita e di quell’insegna il loro lavoro ed alle quali si sta sgretolando il mondo addosso.
L’aspetto più inquietante di tutta questa situazione è il fatto, che restiamo ogni giorno nell’incertezza totale: potremo aprire le attività?, potremo perfino recarci in un altro Comune? O, paradossalmente, potremo uscire di casa?
Quelle che sono le libertà fondamentali della persona, che si ritenevano erroneamente scontate, improvvisamente non esistono più. In un mondo in cui sembrava tutto dovuto, si è passati in un mondo, in cui tutto può essere tolto.
In un contesto in cui dilaga la paura, il distanziamento sociale porta alla diffidenza nei confronti degli altri, ai quali si cerca, a malincuore, di restare distanti, creando una barriera, che ci rende ancora più soli.
Tutto dipende da decisioni imposte dall’alto dell’ultimo minuto, non sempre ben comprese o, forse, non sempre ben spiegate ed accettate, quantomeno dalle persone, che diventano ogni giorno più povere e che si avvicinano inesorabilmente alla chiusura delle loro attività.
Ma le loro grida, soffocate dall’orgoglio e dalla dignità, non vengono sentite.
Ad un certo punto, non resta nulla. Solo la cenere di anni ed anni di sacrifici e di speranze e di dedizione nel piccolo mondo che si erano costruiti, con un pugno di mosche in mano e con la promessa di “ristori”che non saranno sufficienti nemmeno ad appianare i debiti.
Laura De Perini