Figlie di E.V.A. al teatro Sala Umberto di Roma
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Figlie di E.V.A. è la storia di tre donne “sull’orlo di una crisi di nervi”, spinte al limite della sopportazione, tutte e tre legate allo stesso uomo che, in modo diverso, senza alcuno scrupolo, le ha manipolate e sfruttate per i suoi egoistici e meschini scopi personali.
Elvira è la sua assistente perfetta, Vicky la moglie e Antonia la ricercatrice universitaria che sta aiutando il figlio del politico a laurearsi.
Le iniziali dei nomi delle tre donne, formano, appunto, l’acronimo di E.V.A.. Eva, proprio come il nome della donna primigenia, simbolo, dunque, dell’universo femminile che troppo spesso è obbligato ad apparire in secondo piano rispetto alla centralità del “maschio dominante”, come il protagonista della piece che, proprio grazie agli sforzi delle donne, ottiene la candidatura a premier approcciandosi a diventare il personaggio politico più importante del paese. E a quel punto il nostro sciagurato compie un grave errore: quello di sottovalutare le donne dalle quali si sgancia, non ritenendole più utili per i suoi fini.
Errore fatale questo perché scatena la vendetta delle donne che si alleano e mettono in atto un piano per annientare l’odiato nemico. Grazie alle loro capacità “inventano”, infatti, un candidato antagonista, lo preparano, lo istruiscono fino a sconfiggere l’ex sul suo stesso campo, lì dove si sente più forte: la politica.
La storia tratta con leggerezza e vivacità comica una vicenda che parla di solidarietà femminile e fa riflettere sulla condizione della donna, in una “battaglia fra sessi” ancora attuale, troppo spesso subordinata alla prevaricazione dispotica ed arrogante dell’uomo. La rappresentazione, poi, riesce ad essere sapientemente pungente riuscendo a costruire una vera e propria caricatura delle figure meschine e carrieriste che troppo spesso popolano la scena istituzionale.
La regia dello spettacolo è di Massimiliano Vado, mentre le protagoniste sono tre volti noti del cinema e della televisione italiana: Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi (anche co-autrice del testo con Vincenzo Alfieri e Grazia Giardiello).
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